Trekking del Monviso tra Piemonte e Francia.
Considerato uno dei più spettacolari trekking d’alta quota d’Europa, questo anello intorno al Monviso, che con i suoi 3.641 m è la vetta più alta della Alpi Cozie, è un viaggio di 4 giorni e 3 notti che ci porterà ad attraversare ben 3 valli: la valle Po, la val Varaita e la val Guil.
Il trekking, tra Italia e Francia, attraversa una natura protetta da due parchi naturali, dove gli ambienti cambiano di continuo.
Un viaggio fantastico in cui al paesaggio aspro e severo delle pareti rocciose del massiccio si alternano laghetti cristallini dai riflessi verde-azzurro, i contorti pini cembri del bosco dell’Alevé cui seguono gli splendidi specchi d’acqua dell’alta Valle Po,
lo storico Buco di Viso e i vasti spazi del Queyras.
Quando nel lontano 1839 l’esploratore inglese James David Forbes, partito da Marsiglia e arrivato nel Queyras, fece il giro intorno a quello che noi tutti chiamiamo il “Re di Pietra“, ovvero il Monviso, non poteva di certo immaginare che il suo giro sarebbe diventato una classica dell’escursionismo. Salito dalla Valle del Guil e passato dal Colle delle Traversette, per il Col del Viso e per il Passo di San Chiaffredo,
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Pranzi al sacco e cene in rifugio.
In camerate con i bagni in condivisione.
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Certo, le nostre escursioni sono aperte a tutti purché camminatori in buona forma e salute.
Prima di iscriverti ti consigliamo di leggere il nostro regolamento e la scala di difficoltà.
Perché il punto e l’orario di ritrovo vengono comunicati ai soli partecipanti all’escursione alla chiusura delle iscrizione.
Le iscrizioni si chiudono entro le 18 di venerdì per le escursioni della domenica e entro le 18 del giovedì per le escursioni del sabato o al raggiungimento del numero max di partecipanti;
Eventuali disdette pervenute oltre le ore 18 di venerdì per le escursioni della domenica o oltre le ore 18 di giovedì per le escursioni del sabato, comporteranno comunque il pagamento dell’intera quota.
Per qualsiasi dubbio ti invitiamo a leggere le risposte alle domande che spesso ci vengono fatte.
Ho fatto due volte il giro del Monviso e dico subito che li ricordo con molta nostalgia, la seconda volta in particolare.
Penso che 5 stelline non siano sufficienti.
Eravamo un bel gruppo, collaudato da precedenti cammini; ma alla fine sarebbero stati i miei piedi e le mie gambe a misurarsi con la fatica. E la fatica c’è stata, ci sono stati i dislivelli, le discese ardite, la grandine che picchiettava sulle spalle mentre la salita al rifugio chiedeva il massimo….
Poi arrivi tutta zuppa e ti dai una botta di autostima, ridi con gli altri, conciati proprio come te e sai che il giorno dopo ripartirai fresca come la maglietta che hai addosso.
I tornanti in montagna sono come le noccioline, uno tira l’altro. Poi, mentre speri che sia l’ultimo, si apre il sipario su un palcoscenico roccioso dove due stambecchi se la danno a cornate mentre il branco in platea assiste indifferente al duello. E noi in tribuna, estasiati da tanta bellezza, increduli
di essere proprio lì in quel momento, quasi dubbiosi che fossero comparse assoldate da Gabriele
per sbalordirci.
Sono sicura che nessuno di noi ha dimenticato quello spettacolo per privilegiati.
Dopo qualche anno Gabriele fa di nuovo l’appello per Il secondo Giro del Monviso. Io e Giuliano
stavolta siamo più consapevoli e ci pensiamo un po’ su. “Ma dai ci siamo già stati…” “Ma sarà tutto
uguale…” “Ma abbiamo una certa età…” Ci iscriviamo e partiamo.
Macchè tutto uguale! Gabriele aveva stravolto il percorso. Tutto nuovo: nuove le rocce, sempre tante,
nuove le tappe, nuovo il gruppo. E nuova la fatica. E’ proprio vero: ogni volta è la prima volta.
I “piedini” stavolta erano tanti e meritati. In mezzo a noi c’era qualcuno alla prima esperienza di
montagna, non faccio nomi ma li ricordo con una simpatia senza misura. L’ironia ci ha accompagnato
sempre, dialetti italici si mischiavano e aromatizzavano la fatica. E intanto valicavamo il confine con
la Francia per ritrovare la seconda faccia del Re di pietra.
In una parola, anzi due: rispetto e gratitudine.
Rispetto per sua Maestà che ci ha accolto con tanta fierezza.
Gratitudine verso madre natura che ha fatto tutto e noi ne abbiamo goduto da privilegiati.
E verso Gabriele, che di Gabriele ce n’è uno solo.
Ho conosciuto Gabriele (e quindi Duma c’anduma) nel gennaio del 2017 tramite un amico con cui condivido la passione per il cammino.
Insieme abbiamo fatto parecchie escursioni, una più bella dell’altra, e alcuni viaggi (avrei voluto farne di più, anzi tutti quelli che propone, ma purtroppo mi tocca lavorare!).
A fine luglio 2017 il giro del Monviso, spettacolare trekking attorno al Re di pietra: ricordo in particolare l’emozione nell’attraversare il Buco di Viso (il primo traforo alpino internazionale della storia!) e le lotte tra gli stambecchi maschi che abbiamo avvistato nella salita verso il Buco.
Purtroppo ricordo anche le sorgenti del Po in secca al Pian del Re e la strana sensazione data dallo stare in maniche corte all’esterno del Rifugio Quintino Sella alle nove di sera senza sentire freddo, segno che il cambiamento climatico si
avvertiva già prima di questa interminabile estate rovente…
Giro prova anche questo per testarmi su trekking “medi”, con dislivelli importanti per me.
Giro stupendo e forse adesso difficile da ripetere viste le condizioni del Re e del clima…E poi ho testato la mia fortuna degli scarponi!
La tappa più bella? Forse dal Vallanta al Refuge di Viso, ma anche la Valvaraita del giorno prima è stata intensa: pioggia e uno stuolo di stelle alpine.
Ah…non dimentichiamo il momento il momento Quark con la battaglia fra i camosci mentre salivamo al Buco del Viso e la fresca pausa nel lago alla base di una bella pietraia sul versante francese…
Emozionante essere al cospetto del Re di Pietra e poterlo ammirare da tutti i suoi lati. Si parte dalla sorgente del Po e percorri sentieri e pietraie, tra laghetti cristallini e come sottofondo i fischi delle marmotte che difficilmente riesci ad individuare ma sai che ti osservano. Incontri inaspettati con stambecchi nel loro habitat naturale e poi tra sali e scendi in alta quota arrivi al Buco del Viso, un’opera incredibile considerato il periodo in cui è stato scavato. La scelta di pernottare in piccoli rifugi ci ha dato modo di apprezzare l’atmosfera che viene a crearsi dopo una giornata trascorsa a camminare tra queste meraviglie della natura.