Il Rocciamelone fa parte della catena del “Rocciamelone-Charbonnel”, nel settore più a sud delle Alpi Graie. La sua sagoma è ben riconoscibile dalla Val di Susa e da più parti del Piemonte, sia per il suo manto nevoso d’inverno che per le sue rocce argentate d’estate.
Nell’antichità, per le popolazioni celtiche che abitavano le valli, era noto come Roc Maol, ovvero “sommità” o “rocciosità” e si ritiene che questa montagna fosse in origine associata alla sacralità o a qualche uso in chiave religioso-sacrificale. Sul perché di questo riconoscimento, tuttavia non sarebbero ancora emerse precise documentazioni o motivazioni giustificative.

Il Rocciamelone nel folklore e nella storia
Gli antichi abitanti della Val di Susa ritenevano dunque il Rocciamelone una montagna sacra. Nessuno riusciva a scalarlo e i frequenti fulmini che impressionavano gli abitanti della Valle erano ritenuti espressione violenta dell’ira di qualche divinità. I Celti, infatti, erano soliti stabilire il culto religioso ai monti più alti.
Roc Mulun o Roc Mulè, con riferimento al concetto di sacrificio, sarebbero invece gli oronimi di origine Ligure, mentre Mons Romuleus o Romuleo sarebbero quelli di origine Romana e che avrebbero assunto identità connotativa attraverso la leggenda di Romolo (o Romuleo), un re che si sarebbe rifugiato su questo monte per curarsi.
Molti Valsusini furono attratti dall’idea del tesoro lasciato da questo Re e tentarono di raggiungerlo ma, respinti da un cattivo tempo, alimentarono la credenza che la montagna fosse difesa dal diavolo in persona.
Nella metà del X secolo anche il Conte e Marchese di Torino, Arduino il Glabro, dopo aver sconfitto i Saraceni in Val di Susa e aver fatto costruire il castello di Avigliana decise di recuperare il mitico tesoro, attratto dalla curiosità e dall’avidità. Pensando che la montagna fosse stregata, salì portando con sé una croce di legno, dell’acqua santa e alcuni sacerdoti.
Ovviamente non riuscì a trovare nulla e neppure a raggiungere la cima: questo incrementò la diceria popolare che la vetta fosse sede di diavoli e spiriti maligni.
Nonostante la sua altezza (in epoche lontane fu considerato il monte più alto dell’arco alpino occidentale), la sua sommità è raggiungibile in stile escursionistico.
La prima ascesa al Monte Rocciamelone
E’ possibile che, visto l’antico riconoscimento di sacralità rivolto a questo monte, il Rocciamelone fosse conosciuto già da diverso tempo dai valligiani. Stando agli annali dell’abbazia della Novalesa, ad esempio, questi monaci avrebbero tentato di raggiungere la cima, e fallirono a causa del cattivo tempo.
Il primo raggiungimento ufficiale della cima avvenne nel 1358 da parte del nobile Bonifacio Rotario d’Asti. Nel rispetto di quanto aveva promesso alla Madonna per la sua liberazione dalla prigionia turca (forse in Terra Santa), conferì alla montagna un trittico collocato in origine in un anfratto nei pressi della cima. Tale trittico, successivamente portato a valle da Giacomo Gagnor di Novaretto nel 1673 per farsi apprezzare dal duca Carlo Emanuele II, destinatario del dono, è una delle testimonianze storico-artistiche ospitate nel Museo Diocesano d’arte sacra, nella chiesa centrale Madonna del Ponte di Susa.
Alle pendici del Rocciamelone: qualcosa da raccontare
Un’altra testimonianza storico-religiosa si trova lungo la strada che da Mompantero va a Chiamberlando, nei pressi della chiesa seicentesca della Madonna dell’Ecova. Sulla superficie di un grande masso di calcescisto si trovano alcuni segni interessanti: due spirali, un Cristo in croce, altre due croci e alcune lettere e numeri.
Le due croci, le lettere e i numeri sono relativamente recenti e più profonde mentre le spirali e il Cristo in Croce sono più consunte e sembrano realizzate con una fattura molto regolare e accurata. I motivi a spirale e a labirinto sono presenti in molti siti europei, con datazione prevalente tra Neolitico ed età del Rame, ma sono riconducibili anche a quasi tutti gli altri periodi storici. Risulta quindi difficile dare una datazione univoca ai graffiti nella roccia, per cui, in questo caso unico in Valle, è anche possibile che le spirali e il Cristo in Croce appartengano alla medesima fase e, quindi, all’era cristiana.
Ma perchè il Rocciamelone è stato preso nella storia in così tanta considerazione per la sua “eccezionalità”? Considerazione confermata indirettamente anche dal punto di vista cristiano, come evidenzierebbe il fatto che esso, oltre ad ospitare la cappella-rifugio più in quota d’Europa con dedica a S.Maria (si trova proprio poco sotto la cima), accoglie pure su questo incredibile palco una grande statua della Madonna, voluta e collocata nel 1899 grazie alle offerte di oltre 130mila bambini.
Una sentita tradizione di sentimento religioso e di affettività non estintasi suggeriva pure che la gioia associata alla nascita di un/a bambino/a fosse segnalata come ringraziamento al buon Dio, portando un segno (un’immagine, un nastro, un piccolo indumento) su questa cima, per essere deposto ai piedi della statua o nella cappella rifugio.
Come salire sul Rocciamelone?

Tra le escursioni in Piemonte e i trekking vicino a Torino, le possibilità di salire sulla cima sono molte.
La prima escursione sul Rocciamelone è la “classica” e la più praticata nei mesi estivi, ovvero passando dalla Val di Susa. Da Susa si raggiunge dopo circa 45 minuti il rifugio La Riposa, dove volendo è possibile fare una sosta la sera prima per poter partire di buon’ora al mattino. Da qui la salita è di circa 1500m di dislivello positivo, concentrati in 5,5 km.
Un’escursione adatta a chi ha buone gambe e buon allenamento. Va segnalata, inoltre, la presenza del rifugio Cà d’Asti a metà strada, che può fare da sosta intermedia o pausa per defaticare.
La seconda via è dalla Val di Viù, precisamente dal lago di Malciaussia.
Più impegnativa della “classica”(1750m d+ per circa 9 km), passa dal ghiacciaio del Rocciamelone e pertanto va valutata a seconda della condizione nivologica. E’ assolutamente consigliata (come sempre) un’adeguata preparazione e la possibilità di chiedere informazioni al rifugio Tazzetti che si trova a circa metà strada dalla partenza.
Per i più performanti e amanti del dislivello (2000m d+), segnaliamo anche un percorso EE poco frequentato, molto lungo sul punto di vista chilometrico ma colmo di paesaggi da cartolina. Parliamo della salita dal Moncenisio e con possibilità di pernotto al Rifugio Stellina. Il punto di inizio è tra i tornanti del Colle, dopo la dogana francese e da lì saliamo fino all’Alpe Tour. Dal rifugio si sale poi al Passo di Novalesa tra pietraie e detriti, per incrociare poi il sentiero che sale dal rifugio Tazzetti e da lì seguendo gli omini si arriva in vetta attraverso un ripido tratto.
Sulla stessa ricerca di dislivello (3000m d+ circa), segnaliamo anche la possibilità di poter partire da Foresto seguendo il sentiero dei Ginepri per poi proseguire verso il monte Molaras e Chiamberlando. Da lì si giunge tra sentieri, prati e strade polverose al rifugio La Riposa.
In cima alla montagna è presente un piccolo bivacco o rifugio non gestito, dedicato alla Santa Maria, utile per chi pianifica una salita in due giorni. Dal 2020 non ha più coperte e materassi, pertanto conviene sentire telefonicamente la sede CAI di riferimento.
Se vuoi approfondire altro sul Rocciamelone clicca qui.