Ci troviamo spesso a raccontarvi di cammini e pellegrinaggi, molti dei quali lontani e sparsi per la penisola italica e non solo. Suggestioni di Santiago, Roma e Gerusalemme che portano la mente a luoghi lontani e zaini da preparare, equipaggiamento e preparazione.
Ma come diciamo spesso, il cammino più bello, per noi inizia da casa. Ed è per questo che oggi vi vogliamo parlare di un punto chiave e cerniera tra diverse culture, dalla storia assai antica e a pochi km dal nostro quartier generale di Torino. Parliamo del Colle del Moncenisio.
Storia del Colle del Moncenisio: un luogo di antichi pellegrinaggi
Situato a circa 80 km dal capoluogo sabaudo e a Nord Ovest di Susa, è il punto di incontro non solo tra Italia e Francia (dal 1947 è di fatto sul territorio francese), ma anche tra le Alpi Cozie e le Alpi Graie. Tra i valichi delle Alpi Occidentali era uno dei favoriti dai viandanti e mercanti, poiché collegato con i mercati della Champagne ed il resto dell’Europa occidentale ed era inoltre uno dei passi più “bassi” come altimetria e pertanto uno di quelli con meno neve durante l’inverno.
Ma d’inverno il Passo è chiuso! Vero, ma questo capita solo in tempi moderni, perché in antichità il passo era sempre aperto, ed è stato un crocevia di passaggio di merci, uomini e culture. Il Colle è addirittura stato rappresentato in questa veste invernale dal famoso paesaggista inglese William Turner, nel suo “Passaggio del Moncenisio: bufera di neve”.

Il toponimo è composto da “mons” (monte) e “cinisia” (cenere, per il colore grigio della roccia), ma alcune tradizioni vogliono che la cenere venga da imponenti incendi appiccati alle foreste, che hanno lasciato segni di carbonaie per tutta la valle a pochi metri di profondità, tesi poi sostenuta secondo alcune fonti dal ritrovamento di tale strato di carbone durante la costruzione della strada carrozzabile in periodo napoleonico
Mettendo da parte la tradizione che vuole anche che da qui sia passato Annibale con i suoi elefanti e da una delle cime abbia mostrato la Pianura Padana ai suoi generali (una scultura vicino al Lago ricorda l’evento), quello che sappiamo di certo è che qui, nell’800, Ludovico il Pio, re dei Franchi, fece costruire un Ospizio “ad peregrinorum receptionem”, ovvero come struttura ricettiva per pellegrini. Come scritto all’inizio di questo articolo infatti di qua passava uno dei rami più trafficati della via Francigena, che collegava qui verso l’Ovest e andava in direzione di Santiago, anche se all’epoca in cui l’Ospizio venne eretto il pellegrinaggio verso la città spagnola era appena ai suoi inizi (la tomba di San Giacomo venne “scoperta” nel IX secolo per l’appunto).
Il Colle del Moncenisio, dunque, va immaginato come un luogo di incontro tra pellegrini provenienti da diverse regioni e paesi. Durante le soste lungo il percorso, i pellegrini si scambiavano esperienze e storie di viaggio e condividevano le loro tradizioni e pratiche religiose, tecnologiche e culturali. Questi incontri favorivano lo scambio culturale e la diffusione di nuove idee e credenze. Quel che viene raccontato è che poco più a valle sul versante italiano, scendendo verso Susa si incontra la cittadina di Novalesa (di cui approfondiremo l’importanza a breve), che ebbe una crescita culturale ed economica tale da divenire più grande ed importante della vicina Susa come punto di ricettività e testimonianza come già all’epoca, così come oggi, il movimento di persone lungo tratte di cammino muova uno sviluppo economico non indifferente.

Inoltre, lungo il Colle del Moncenisio si svilupparono comunità monastiche e luoghi di culto dedicati ad accogliere e assistere i pellegrini durante il loro viaggio. I monaci e le monache che vivevano in questi monasteri svolgevano un ruolo importante nell’organizzazione dei pellegrinaggi e nella promozione di incontri culturali tra i viaggiatori.
Con il passare del tempo, i pellegrinaggi hanno perso un po’ della loro importanza originaria, ma il Colle del Moncenisio continua a essere un luogo di incontro culturale per i turisti e gli escursionisti. Le tradizioni e le storie dei pellegrinaggi passati sono ancora presenti nella regione, e ci sono musei e centri culturali che conservano e raccontano queste testimonianze.
Per concludere l’epopea dell’Ospizio, questo venne ricostruito ed ampliato da Napoleone assieme alla già presente strada Reale sabauda (per farla diventare finalmente carrozzabile) e decise anche di fare costruire lungo il percorso diversi rifugi (le case cantoniere) facendo pagare dei pedaggi per poter rendere così la strada autosufficiente dal punto di vista economico, in vista di manutenzioni.
La diga del Moncenisio
Ma al giorno d’oggi forse l’elemento che rende il Passo riconoscibile ad occhio nel nostro immaginario collettivo, sono le acque azzurre del lago omonimo. Va detto che questo lago in realtà era di dimensioni molto più esigue e l’attuale è il risultato di un’enorme diga costruita dalla EDF (Électricité de France) nel 1968. Un altro elemento che va citato è l’enorme piazzaforte delle Fortificazioni militari sabaude. Fin dall’unità d’Italia infatti, quando divenne zona di frontiera con la Francia in seguito alla cessione della Savoia, fu oggetto di importanti ed estesi lavori di fortificazione che si protrassero fino al 1943. I forti principali sono il Varisello (Variselle), il Roncia (Ronce) ed il Pattacroce (Pattacreuse): alcuni di questi sono stati anche restaurati e dotati di pannelli informativi al loro interno.
Ma passando a quello che può interessarci, ad oggi il Passo del Moncenisio offre molti spunti per fare escursioni e trekking a due passi dal Piemonte e dalla Valle di Susa.
Cosa fare al Colle del Moncenisio: escursioni e trekking
Da Grand Croix al forte Pattacroce ed il monte Malamot

Dal parcheggio della vecchia dogana si parte puntando al forte Varisello, per poi salire su una strada militare alternata a prati e paesaggi da sogno sul lago e sulle cime, per arrivare al forte Pattacroce, costruito in epoca successiva rispetto ai forti più bassi, per contrastare l’eventuale avanzata nemica proveniente dal Colle del Piccolo Moncenisio. L’escursione è adatta a gambe ben allenate, ne esistono diverse varianti ma bene o male il dislivello da accumulare è circa di 1000 metri, spalmati su 20 km per chi volesse fare un anello, o su circa la metà per chi volesse fare un percorso lineare.
Il giro dei forti “bassi”

La partenza questa volta è dal parcheggio dove si trova la cappella a forma di piramide che ricorda le campagne egiziane di Napoleone. Ideale per tutti i camminatori abituati a percorrere strade montane, alterna carrarecce e sentieri incredibilmente panoramici e con vista privilegiata sull’azzurro del lago del Moncenisio e l’anfiteatro di montagne del colle. Si tocca prima il forte Roncia con i suoi meravigliosi interni e forme sinuose, per poi scendere alla diga, percorrendola nel suo muro e raggiungendo il forte Varisello per una sosta nel punto più alto della giornata. Da qui si può percorrere il sentiero lungo lago per tornare al parcheggio, che presenta tuttavia tratti adatti a chi non soffre di vertigini: mai pericolosi, ma affacciati sul lago. Arrivati alla cappella, si può ammirare il piccolo ma rappresentativo Orto Botanico. Il dislivello è di circa 500 m, per una percorrenza di 12 km.
Il bivacco Vacca ed il lago Arpone

Il Bivacco Vacca è una piccola costruzione abbarbicata ai pendii del Monte Giusalet in una posizione privilegiata e meravigliosa davanti al Rocciamelone che è possibile ammirare da un’insolita prospettiva.
Il rifugio-bivacco, inaugurato nel 1982 e dedicato al vigile del fuoco Piero Vacca che morì sulla parete di arrampicata di Rocca Sbarua a soli 42 anni, appartiene al Club Alpino di Susa anche se per poco in territorio francese.
La partenza di questo itinerario è da Moncenisio, comune della Val Cenischia e uno dei più piccoli d’Italia con i suoi 44 abitanti. Un itinerario immaginario, escursionistico e culturale, che unisce gli abitanti con le loro vocazioni e le loro tradizioni. Lungo il percorso si incontra anche il lago Arpone, uno specchio d’acqua splendido in tutte le stagioni.
Il percorso è adatto a gambe allenate, con circa 13 km e 1300 metri di dislivello positivo, pienamente ricompensati dalla tranquillità e dagli scenari attraversati sia in discesa che in salita, alle diverse ore del giorno.
Il rifugio Stellina da Moncenisio

Lasciate le macchine nei pressi dell’Hotel Gran Scala si imbocca a piedi una sterrata che con una serie di saliscendi verso la sinistra orografica del Cenischia porta in linea d’aria a picco su Moncenisio prima e poi su Novalesa. Si passa poi dall’Alpe Tour e da qui la sterrata si trasforma in sentiero tra i pascoli e si inerpica tra i pendii rocciosi sotto la Punta Carolei.
Il rifugio Stellina deve il suo nome non al manto stellato, ma ad una divisione partigiana che ha operato in questi territori nel periodo della Resistenza. Il rifugio è posto in una posizione molto panoramica circondato a 360 gradi da montagne con un incredibile balcone sulla Val di Susa. Un nido d’aquila fra pareti, pendii irti e pinnacoli.
Il sentiero del rientro è il medesimo dell’andata con sali e scendi lungo la sterrata, accumulando 18 km per ben 1100 metri di dislivello positivo
La punta Baraccon des Chamois

La Punta Baraccon des Chamois è un punto notevolmente panoramico sul lago del Moncenisio e sulla regione dell’Alta Moriana ed infatti è stata costruita una batteria omonima alla Punta, dove era previsto un armamento di quattro pezzi sistemati su quattro piazzole.
Un centinaio di metri più in alto è presente il ricovero Lamet che poteva ospitare circa una cinquantina di uomini. Un presidio tra la terra e il cielo, al confine tra le bianche rocce e il blu del cielo e del lago.
La partenza del nostro itinerario a piedi è poco dopo una deviazione della statale. Lungo il cammino troviamo la ex cava Carrieres du Paradis, dove sono stati estratti i blocchi che ricoprono la diga del Moncenisio e poi una zona lunare chiamata delle Rocce Bianche, nome che deriva dalle candide rocce calcaree presenti nell’area.
Dal Sentiero 2000 si devia e si imbocca la deviazione del tracciato militare che conduce con una serie di svolte (mai troppo ripide) fino alle postazioni, obiettivo dell’escursione.
Per questa escursione sono previsti circa 12 km per 850 metri di dislivello accumulato.
La strada raggiunge facilmente anche il Piccolo Moncenisio, a Nord Ovest del lago. Da qui partono altre escursioni, tra cui segnaliamo la più semplice ma apprezzabile da tutti.
Il lago delle Savine ed il Col Clapier

L’ultimo percorso che segnaliamo ha il suo inizio dal Rifugio del Piccolo Moncenisio, in direzione Lanslebourg oltre la cappella piramidale e svoltando a sinistra arrivando dall’Italia. Da qui parte una lunga strada carrareccia che conduce all’assolato vallone delle Savine e all’omonimo lago. Una cavalcata di circa 15 km (dipende dal punto di partenza) per 650 metri di dislivello tra andata e ritorno, per godersi lo spettacolo delle montagne che circondano questo lungo vallone, dove il verde dei prati e l’azzurro delle rapide acque del ruscello ci accompagnano fino allo specchio d’acqua prossimo alla Val Clarea, che si può ammirare dal Col Clapier dopo una lunga e piuttosto ripida salita.
Le suggestioni arrivati al piazzale del colle sono molteplici e questo articolo vuole essere uno spunto anche solo per prendere lo zaino e farsi una passeggiata lungo il lago, per potersi godere questo spettacolo della natura, ben guardandoci di ricordarvi di portare un guscio o una felpa anche d’estate: per chi cerca refrigerio, sappia che qui i venti spazzano il lago e le temperature sono decisamente più basse rispetto alle valli più basse. Consigliamo inoltre di segnarsi nel calendario la data del 2026: ogni 10 anni infatti il lago del Moncensio viene svuotato completamente (anche se negli ultimi anni l’operazione è stata eseguita con un rover sottomarino) per verifiche strutturali. In questo modo riaffiorano i resti dell’antica strada e i basamenti dell’Ospizio. Uno scenario dimenticato, ma che vi rimarrà nella memoria nella sua stranezza.