La nostra valle è sovente lasciata un po’ in disparte, stretta com’è da consorelle di maggiore rinomanza: la Val Chisone e la Val Susa. Eppure anch’essa ha una parola da dire agli appassionati della montagna, una parola umile, ma ricca di suggestioni.
Era così che nel 1988, in una piccola guida dei sentieri escursionistici che non comprendeva solo la Val Sangone perché “con tutta l’immaginazione possibile, non sarebbe bastato a fornirci una sufficiente quantità di materiale utile alla compilazione di un volume completo”, gli allora presidenti delle Sezioni C.A.I. di Giaveno e di Coazze, presentavano il nuovo volumetto.
Eppure la Val Sangone, che come quasi tutti i bacini fluviali deve il suo nome al torrente che la percorre, si apre agli occhi degli escursionisti che la percorrono proprio come il microcosmo alpino di cui parlava Massimo Mila.
Oggi gli itinerari della Valle di Mezzo (così ci piace definirla) sono molti di più e consentono a chi ha il piacere di scoprirla in lungo e largo di percorrere i più classici e rinomati percorsi escursionistici quanto di addentrarsi in itinerari meno conosciuti in cui ritrovare una natura selvaggia e incontaminata dove, ancora oggi, sono vivide le tracce dell’uomo e delle tradizioni locali.
Nonostante sia molto più piccola delle vicine Val di Susa e Val Chisone, insieme alle quali costituisce parte del Parco Naturale Orsierà-Rocciavrè, possiede tutto ciò che è possibile trovare nelle due “vicine di casa” e sa offrire spunti preziosi su molti fronti: naturalistico, storico e gastronomico.
La conca della Val Sangone è composta da quattro piccoli valloncelli: del Sangonetto, del Ricciavrè, della Balma e del Sangone, suddivisi fra loro rispettivamente dalla Costa del Pagliaio, dalla Costa di Ciarmagranda e dalla Cresta Tirolo.
A settentrione, al confine con la valle di Susa, si trovano numerose e storiche borgate del vallone dell’Indritto percorso dal torrente Sangonetto. Qui ancora ancora oggi si sono mantenute alcune tradizioni tipiche come la la Festa del Pane, con l’accensione degli antichi forni di borgata, o dei falò benaugurali in occasione della Festa di San Giacomo.
L’escursionista in cerca di paesaggi più aspri e selvaggi troverà nel vallone del Ricciavrè la sua meta ideale. Qui, in alta quota, si ergono i Picchi del Pagliaio, denti di roccia dove in passato, lungo la Via Accademica, hanno scalato nomi illustri dell’arrampicata tra cui Bonatti e Gervasutti.
Una bella e lunga escursione permette di raggiungere il monte Robinet che, con i suoi 2679 m, è la cima più alta e sovrasta il vallone della Balma. Nel 1900, sulla sua sommità, fu costruita la Cappella della Madonna Angeli (dotata successivamente di bivacco). Ogni anno in agosto, con la salita in notturna della processione dal Forno di Coazze, si cammina alle prime luci dell’alba per celebrare la messa e fare festa.
Sotto lo sguardo del Robinet trovano spazio gli splendidi laghetti alpini, Soprano e Sottano e, poco più in basso, si può trovare ristoro presso il rifugio della Balma che, nella stagione più fredda, offre anche un ricovero invernale riscaldato.
Spostandoci nei pressi della sorgente del Sangone, nel vallone di Forno, è obbligatorio far visita anche a Claudia e Fabrizio che gestiscono ormai da qualche anno il grazioso Rifugio Fontana Mura (1726 m) all’Alpe Sellery superiore, che si trova in una zona di grande interesse storico. Infatti il rifugio è stato costruito all’inizio degli anni ’90 sulle tracce di un vecchio alpeggio di cui rimangono due piccole costruzioni. Proprio in una di queste il Re Vittorio Emanuele II, in una delle sue battute di caccia, poté trovare rifugio durante un temporale, ospite dell’allora margaro Severino.
Inoltre, per contrastare le eventuali discese in Val Sangone di militari francesi provenienti dal Colle La Roussa, nella prima metà del Seicento venne costruito il Forte di San Moritio, o San Maurizio, di cui oggi rimangono ben visibili i terrapieni.
Sui pascoli della zona, negli alpeggi del Sellery inferiore, brucano l’erba le Camosciate delle Alpi, razza ovina dalle quali si produce il famoso Cevrin di Coazze, prodotto con latte misto di capra e vacca cui si aggiunge caglio liquido di vitello. Il Cevrin (“caprino” dal patois) è una robiola, prodotto gastronomico per eccellenza del territorio che, per la sua unicità, è diventato anche presidio Slow Food.
Personaggi illustri come Cavour, il re Vittorio Emanuele II, il premio Nobel Luigi Pirandello, il musicologo Massimo Mila, l’attore Erminio Macario e l’artista Mario Molinari fanno parte della storia della Val Sangone che è stata in passato importante luogo di villeggiatura. Tuttavia, la sua posizione, senza sbocchi verso la Francia, l’ha preservata da eccessivi transiti e di conseguenza da cementificazioni edilizie.
Oltre alle cose già citate e al piccolo impianto di risalita di Pian Neiretto, la miniera di Talco di Garida e il Santuario Grotta di Nostra Signora di Lourdes è doveroso ricordare la val Sangone come importante roccaforte della lotta partigiana durante la Resistenza. In memoria perenne di questi fatti rimangono l’Ossario dei Caduti e la Fossa Comune di borgata Forno, oltre che una serie di percorsi a piedi che che toccano i punti dove si rifugiavano e dove combattevano i Partigiani.
Poco conosciuta ancora dagli stessi torinesi, la piccola valle di Mezzo ha tanto da offrire a chi decide di percorrere quella manciata di km che separano la caotica vita del capoluogo ai rilassanti quanto selvaggi paesaggi di queste montagne.